Un eccezionale testimone della Seconda Guerra mondiale
Oggi, a 80 anni dalla Seconda guerra mondiale, è rarissimo trovare persone che l’hanno combattuta e vissuta. Ho avuto la straordinaria fortuna di incontrare e poter intervistare il signor Nicola Fusiello, un sorridente e arzillo vecchietto di quasi 102 anni che vive nella nostra città. All’età di diciannove anni fu chiamato a partecipare al conflitto, combattendo nella famosa battaglia di El Alamein.
Nonostante la sua veneranda età, sono risultate strabilianti la sua lucidità e la vividezza dei suoi ricordi: dobbiamo apprezzare la meraviglia di queste ultime fonti orali.
Riporto qui di seguito la sua interessante intervista.
Quanti anni aveva quando è partito in guerra?
Avevo diciotto anni compiuti, quasi diciannove.
Lei era contento di partire o avrebbe preferito rimanere ad Andria?
Era una dittatura! Mi mandarono una cartolina a casa; se non fossi partito, sarebbero venuti a prendermi dopo due giorni e mi avrebbero arrestato come disertore.
Dove ha combattuto?
In Egitto, a El Alamein.
Da dove è partito?
Andai prima al Distretto di Barletta, che mi indicò dove sarei dovuto andare. Prima di partire mi salutarono i genitori e gli amici. Poi andai a Napoli, da lì prendemmo un aereo.
Com’era questo aereo?
Era come una “carretta”, sarebbe potuta cadere da un momento all’altro. All’interno c’erano delle assi di legno sorrette da tufi, dove ci sedemmo.
Cosa ha fatto quando è arrivato in Africa?
Abbiamo combattuto un bel po’, nel deserto. Ci furono parecchi morti, ma io mi salvai.
Che armi usavate?
Erano le armi della guerra del ‘15 - '18, un cannone e le mitraglie della Breda e della Fiat. Avevamo poche armi, al contrario degli Inglesi che ne avevano tantissime e di alto livello.
E poi cos’è successo?
Una mattina, mentre dormivo in una buca, sentii gridare, era il nemico che avanzava. Noi fummo costretti a lasciare le armi e fummo fatti prigionieri dagli Inglesi. Fummo portati in un campo di prigionia. Appena ci presero, ci tennero quattordici giorni in completo digiuno.
Avevate a disposizione l’acqua?
C’erano due autobotti, una di acqua salata per lavare le gavette e cucinare e una di acqua dolce da bere.
Cosa mangiavate?
All’inizio ci davano le bucce delle patate. Dopo iniziarono a cucinarci ogni giorno le lenticchie. Distribuivano il cibo in grandi marmitte, c’era un cuciniere che preparava per noi.
Quanti eravate?
Eravamo 600 in ogni campo di prigionia, c’era un Sergente Maggiore che comandava.
Che cosa faceva lì, sig. Fusiello?
Un giorno il Sergente Maggiore ci chiese chi di noi fosse calzolaio e potesse riparare le scarpe dei soldati. Un mio amico alzò la mano e mi propose di andare con lui. Anch’io dissi di essere calzolaio. In realtà nessuno di noi era calzolaio: eravamo tutti contadini. Ad ogni modo, ci fecero sedere in 8 intorno a un tavolo di legno e ci diedero un paio di scarpe a testa, dicendoci di ripararle. Io non sapevo da dove cominciare. Mi si avvicinò un Inglese e mi spiegò come si facesse a riparare le scarpe. Io imparai. Da allora ho fatto sempre il calzolaio per 4 anni. Quando fui liberato, riportai ad Andria un paio di scarpe fatte da me. Mi pagavano e, in seguito, mi comprai anche un orologio. Così non ho più combattuto e mi sono salvato dalla morte.
Lei scriveva delle lettere ai suoi genitori?
Appena mi fecero prigioniero, mi permisero di scrivere a mia madre. Lei da allora ogni sabato andava a pregare alla Madonna dei Miracoli perché io tornassi vivo. Tornai il sabato delle Palme del 1946. A guerra finita, passò molto tempo prima che potessi tornare, perché dovettero scambiarci con i prigionieri inglesi. Quando tornai ad Andria trovai ad aspettarmi molte donne che attendevano il ritorno dei loro figli e che mi chiesero se li conoscessi. Io non sapevo rispondere, di sicuro alcuni di loro erano morti.
Com'è ritornato?
Con una nave, il viaggio durò otto giorni.
Com’era la situazione ad Andria quando è tornato?
C’era la miseria, venivano i poveri a bussare alla mia porta per chiedere un sacco di grano. C’era molta disoccupazione.
Si ricorda dell’omicidio delle sorelle Porro?
Alcuni comunisti iniziarono a sparare dei colpi di pistola. Entrarono con la forza nel palazzo delle sorelle Porro. Le trascinarono per i capelli e le uccisero.
Si ricorda se ha votato al referendum del 2 Giugno? E che cosa ha votato?
Sì, me lo ricordo. Io ho votato per la Repubblica.
La testimonianza diretta di Nicola è preziosa perché ribadisce la brutalità della guerra e le sue terribili conseguenze. Possiamo fare un drammatico parallelo con il presente: oggi, a causa della guerra tra Russia e Ucraina, molti giovani sono stati strappati alla loro vita, alla loro serena quotidianità, ai loro affetti e trascinati a combattere rischiando di non poter riabbracciare i loro cari.
Vincenzo Troia 2A