Buon Natale o buone feste?

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In questi giorni sul web c’è stata una marea di articoli con titoli come: “Il Natale é cancellato”, “L'Europa vieta il Natale” o ancora “Mai dire Natale”.

La ragione di tali articoli è dovuta alla divulgazione di un recente documento, ad uso interno (poi ritirato), da parte della Commissione europea all’Uguaglianza, contenente linee guida  tese a  “illustrare la diversità della cultura europea e mostrare la natura inclusiva della Commissione europea verso tutti i ceti sociali e le credenze dei cittadini europei".  
Il documento ha suscitato un vespaio di polemiche soprattutto in relazione a quella parte in cui si tratta il tema delle feste religiose, con l’esempio del Natale, ormai alle porte. In particolare, si consiglia  di utilizzare, nelle comunicazioni ufficiali, espressioni che non facciano riferimento a feste di carattere religioso, ma si invita ad usare altre espressioni, come, ad esempio,  “Buone Feste” al posto di “Buon Natale”. 
Io non vedo niente di così scandaloso in questa proposta perché ritengo che sia responsabilità di un pubblico ufficiale quella di non presumere e, di conseguenza, non urtare la sensibilità di un qualsiasi cittadino, al di là se professi un credo religioso o meno. Anche noi, nel nostro piccolo, dobbiamo stare attenti, in presenza di persone sconosciute, a non usare un linguaggio irrispettoso delle loro credenze religiose.
In ogni caso, penso che il Natale non sia più ormai considerato da molti come una festività di carattere esclusivamente religioso, ma più generalmente come un periodo di vacanza che si passa con parenti che magari non si vedono da molto tempo, oppure  per scambiarsi regali con chi si vuole bene come  dimostrazione di affetto di un qualsiasi tipo. Perciò, non capisco l’indignazione che hanno manifestato alcuni dei nostri politici italiani su questa vicenda, affermando, tra l’altro: «Grazie alle migliaia di persone che hanno reagito e hanno portato al ritiro di questa porcheria. Continueremo a vigilare, grazie! Viva il Santo Natale» o ancora: «La Commissione europea batte in ritirata e stralcia il documento interno che prevedeva l'eliminazione della parola Natale perché considerata poco inclusiva. Abbiamo fermato la vulgata del politicamente corretto. Occorre continuare a battersi per un'Europa che sia orgogliosa delle proprie radici e della propria identità e che non solo eviti di cancellarle ma che sia in grado di celebrarle e ricordarle». 
Quello del Natale non è stato l'unico tema considerato nel tanto contestato documento; ce ne sono altri di cui alcuni, a mio dire, sono difficilmente praticabili nella lingua italiana, come la proposta di preferire l'utilizzo di “Ms” al posto di “Mrs” o “Miss”, o di non usare nomi o pronomi che siano legati al genere del soggetto. Io non sono un'esperta di grammatica italiana e neanche un membro dell'Accademia della Crusca, perciò non ritengo di poter esprimere una mia opinione in merito a questo.
In conclusione, penso che quelle linee-guida contenevano certo un determinato numero di punti da rivedere e approfondire meglio, ma non si può  negare che fossero finalizzate a far in modo da evitare nella comunità europea forme di  discriminazione in base al genere ed orientamento sessuale, cultura  e religione di appartenenza.

 

L'autore
: Maria Pia Marzano
Studente del quarto anno
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