L'universalità dei Diritti Umani

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Nel 1945 l’ONU nominò una Commissione per i diritti dell’uomo, assegnandole il compito di elaborare un documento internazionale, in cui venissero definiti diritti e libertà.

Il 10 dicembre 1948, l’ONU proclamò la “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo”, costituita da 30 articoli, così suddivisi:

  1. I diritti della persona umana: uguaglianza di tutti gli esseri umani; diritto alla vita, alla libertà, alla sicurezza.
  2. I diritti che ogni persona ha nei confronti dello Stato o del gruppo sociale di appartenenza: nessuno può subire intromissioni dello Stato nella sua vita privata; libertà di contrarre matrimonio; libertà di movimento all’interno e fuori del proprio Paese; libertà religiosa; diritto di cittadinanza e di proprietà.
  3. I diritti politici: libertà di pensiero e di associazione; diritto di votare e di essere eletti; di partecipare al governo del proprio Paese; di ottenere pubblici impieghi, ecc.
  4. I diritti in campo economico e sociale: diritto al lavoro; ad una retribuzione “equa e soddisfacente”; al riposo; all’assistenza sanitaria; all’istruzione; ecc.

La Dichiarazione suscitò un largo consenso, soprattutto per i benefici effetti che avrebbe immediatamente apportato a tutti gli esseri umani, tanto da diventare un punto di riferimento per tutti gli Stati. Considerata come la Magna Charta dell’umanità, ormai è divenuta una sorgente di ispirazione costante per il legislatore nazionale e internazionale, per i Governi, per i magistrati. Alcune Costituzioni di Stati, specialmente di quelli di recente indipendenza, si sono ispirate alla Dichiarazione e ne hanno adottato intere formule, numerosi organismi delle Nazioni Unite ne hanno introdotto nei loro statuti alcuni elementi e molte legislazioni sono state modificate per tener conto dei suggerimenti o semplicemente dello spirito della Dichiarazione; uomini e donne ne hanno tratto incoraggiamento per le loro rivendicazioni. Infatti, la Dichiarazione interpreta sia il convincimento che tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali, in dignità e in diritti, sia la volontà di realizzare gli ideali in essa contenuti.
Essa guida da 74 anni gli sforzi della comunità internazionale, rafforza l’aspirazione degli individui, dei popoli e delle nazioni ad unirsi per opporsi al rinnegamento dei valori umani.
È un documento di gioia: promessa di libertà, affermazione dell’uguaglianza, riconoscenza della giustizia.
È un documento con nobili valori: creazione di un mondo dove le persone si trattino con rispetto e dignità, dove vengano perseguite soluzione pacifiche tra gli individui, i gruppi e le nazioni.
È un documento naturale: ogni uomo, donna e bambino deve poter godere dei suoi diritti, semplicemente perché è un essere umano.
Ma se assicura pace, giustizia, rispetto, tolleranza, come mai, ancora oggi, questi valori non sono tutelati?
Quando fu firmata, si decise di non renderla giuridicamente vincolante, ma di attribuirle solo un altissimo valore morale. Era necessaria una integrazione delle sue norme in trattati e patti vincolanti successivi. Il rispetto dei 30 diritti in essa contenuti, pertanto, è facoltativo. Lo Stato che non li rispetta non è sanzionabile giuridicamente. Per questo motivo, l’applicazione dei diritti umani resta ancora molto lacunosa e variegata in base alle aree geografiche di applicazione. In particolare, spesso ci si giustifica con il rispetto delle tradizioni e culture locali, per difendere alcuni fatti gravissimi, come le continue persecuzioni nei confronti delle donne iraniane, totalmente private delle libertà civili e sociali.
Da un attento esame della realtà internazionale, si nota chiaramente che le regole della convivenza internazionale sono ancora molto fragili. Infatti, quotidianamente i giornali riferiscono di guerre, discriminazioni, massacri, torture, sparizioni di oppositori politici. Che fare, dunque, per arginare questo incivile progresso? Tante sono le soluzioni prospettate: cercare di sottrarre l’individuo dagli abusi di potere, creare un’opinione pubblica che possa discutere, denunciare, protestare. 
Diversi, però, sono gli interrogativi che sorgono dall’analisi delle soluzioni: è sufficiente tutto questo? Possono esserci ulteriori strumenti per applicare questi diritti? A chi spetta il dovere di renderli applicabili?
Coloro che si battono oggi contro la tortura, la povertà, la discriminazione, non sono giganti o supereroi, ma sono persone, bambini, madri, padri, individui che pensano liberamente e che si rendono conto che i diritti umani non sono semplici parole su una pagina, ma sono le scelte che quotidianamente facciamo come esseri umani, sono la responsabilità che tutti condividiamo di rispettarci, di aiutarci e di proteggere quelli nel bisogno.
L’applicazione dei diritti umani comincia nel nostro piccolo mondo, nelle nostre località, nel vicinato, nella scuola, nel posto di lavoro, dove ognuno ricerca uguaglianza, giustizia, opportunità, rispetto. La piena realizzazione di questi diritti dipende dalla volontà di ciascuno di noi, dalla nostra capacità di riconoscere l’ingiustizia e di provare almeno un senso di inquietudine davanti alle tragiche vicende che ci circondano.Solo così questi diritti troveranno piena applicazione e tracceranno la via per una giusta ed equa società del domani.

 

L'autore
: prof.ssa Rossella Riccarda Cannone
Docente di Diritto
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