Lo scandalo Qatargate
È di questi giorni lo scandalo sulle tangenti o, volgarmente parlando, “mazzette” Qatariote incassate dal vicepresidente del parlamento europeo Eva Kaili e da altri parlamentari, anche di origine italiana.
Sembrerebbe che gli esponenti politici di un noto partito europeo, impegnati nelle ONG (organizzazioni non governative, organizzazioni private senza scopo di lucro, che realizzano iniziative a carattere umanitario e di cooperazione allo sviluppo), ong di facciata che operano sull'altra sponda del mediterraneo, siano ora agli arresti per corruzione dopo il ritrovamento di sacchi di contanti nelle loro abitazioni. L'ipotesi è che siano stati pagati per elogiare il Qatar davanti alla comunità internazionale, cioè per chiudere entrambi gli occhi sulla forma di schiavismo moderno che permette a questi paesi di crescere a ritmi folli, e per ignorare totalmente le posizioni omofobe, stavolta reali e tangibili, tipiche del panorama mediorientale e africano. Il mondiale in Qatar 2022 è stato sicuramente l'edizione della coppa del mondo più discussa nella storia del calcio. Alla base delle controversie e del boicottaggio c'è il tema dei diritti umani in Qatar e le morti sul lavoro. Come ben sappiamo, i paesi mediorientali e africani non vanno a braccetto con la comunità Lgbtq+ e con i diritti dei lavoratori e umani in generale. Durante la realizzazione degli stadi che hanno ospitato le partite di Qatar 2022 sono morti almeno 6.500 lavoratori migranti. Inoltre, in Qatar hanno vietato il consumo di bevande alcoliche e qualsiasi richiamo a bandiere arcobaleno o a manifestazioni che possano supportare la comunità Lgbtq+. Nonostante ciò, il mondiale in corso, e quasi terminato, si è giocato. La comunità europea non ha alzato la voce e, se prima di adesso non trovavamo risposte, oggi, invece, possiamo farcene una ragione.
La domanda in questi casi sorge spontanea: “lottavano” per una questione di immagine? A quanto pare si! Ogni volta si fa di tutto per farli passare come episodi rari, come errori dei singoli, quando ormai è evidente che sia quasi una costante di chi si mostra difensore degli oppressi. Alcuni (molti?) di questi europarlamentari che, oltre ad avere un ruolo ambizioso, operano nelle ONG o organizzazioni di volontariato, a quanto pare sono i primi disposti a lucrare su sfruttamenti e crudeltà, se hanno la possibilità di avere qualcosa in cambio.