Socrate - Borsellino, un accostamento singolare
Nel giorno in cui si ricorda il compleanno del giudice Paolo Borsellino (19 gennaio 1940), morto per aver provato a proteggere la nostra patria da quell’incubo, come da lui definito, chiamato MAFIA, ci permettiamo di fare un paragone con uno dei più grandi esponenti della filosofia occidentale: Socrate, anche lui ucciso per aver sostenuto i propri ideali.
«Ma è ormai venuta l’ora di andare: io a morire, e voi, invece, a vivere. Ma chi di noi vada verso ciò che è meglio, è oscuro a tutti, tranne che al dio». Queste sono le parole usate da Socrate (riportate dal suo discepolo Platone), nelle ultime ore della sua vita, parole che ricordano quelle pronunciate da Borsellino, consapevole di vivere con quella maledetta “compagna d’avventura”.
Affermava Borsellino: “La paura è normale che ci sia, in ogni uomo, l'importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, sennò diventa un ostacolo che ti impedisce di andare avanti.”
La morte di Socrate viene ricordata sia per il patrimonio culturale che ha lasciato sia perché venne affrontata quasi con tranquillità. Socrate venne condannato dal tribunale ateniese e, senza protestare, accettò un destino ormai segnato, consapevole che dopo di lui ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe portato avanti i suoi ideali che erano gli stessi di Platone.
Si può morire per un ideale? Borsellino e Socrate, lontani nel tempo, sono morti entrambi per non tradire le loro idee, personaggi giusti, ma scomodi. È stupendo vedere che due uomini così distanti temporalmente, abbiano avuto un destino uguale, legato ai propri ideali: essere uccisi nel momento in cui erano diventati d’intralcio a un certo sistema di potere.
Sarebbe bello lanciare un appello a tutti i giovani che, come me, credono nel valore della giustizia, sulla scia di Socrate prima e Borsellino dopo: NON SMETTIAMO MAI DI LOTTARE affinché i cittadini di domani abbiano un futuro migliore del nostro.
“Se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.”
(Paolo Borsellino, 19.01.1940-19.07.1992)