La castità vista con gli occhi di una monaca di clausura
La castità! Cos'è la castità? È una bella domanda, specialmente se posta ai giovani della società odierna. Tra social, modelli, ideali e canoni, non riusciamo a distinguerci e a far prevalere il buono, il puro, l'essenziale. Non riusciamo a trarre dalla massa il diverso, ciò che riesce a distinguerci, a renderci unici.
La castità è questo e tanto altro, oltre al riferimento sessuale a cui tutti pensiamo e che ci appare così ostica, così lontana e anacronistica, così paurosa da non permetterci di soffermarci a riflettere sulle mille sfaccettature che offre. Ne parla così una suora di clausura che ho avuto l'onore ed il privilegio di ascoltare, cogliendo le parole più belle e più vere che aveva da donare, rivolte proprio a noi adolescenti. E mi preme davvero condividere ciò che mi è rimasto della preziosità che mi ha regalato, così da mostrare anche a voi il significato di questa parola così apparentemente lontana ma così ricca di bellezza e libertà, cercando di riflettere su questo aspetto. Probabilmente molte cose sono solo custodite nel mio cuore, ma molte altre sono pronte ad essere donate a voi lettori.
Premetto che cercherò di tenere da parte il mio animo credente, così da far fuoriuscire l'universalità della parola, non quindi legata ad una questione prettamente religiosa, che molti riterrebbero superata, antiquata, medievale, retrograda (cosa che per quel che mi riguarda non è) evitando quindi di farvi partire prevenuti nella valutazione delle mie parole. Che siate religiosi o meno, non è quindi importante poiché ciò che risulta fondamentale è cercare di entrare in un'ottica più ampia, una visuale aperta così da tentare di comprendere anche le parole di una monaca, che ha scelto (ha sentito) di dedicare la sua vita alla spiritualità ed all'incontro con Dio. Facendo ciò, ha naturalmente fatto un voto di castità. Ma la castità in realtà cos'è? Si pensa che castità="no sesso"="no felicità" anche se in realtà va ben oltre il significato base della parola. Ma davvero pensiamo che il solo piacere carnale possa dare la felicità? Si parla di castità quando si ragiona in funzione del rispetto del corpo dell'altro e del rispetto del nostro corpo. Si parla di castità quando non diamo solo voce ai nostri desideri, ma quando si riesce ad andare oltre, sentendo l'altro, percependolo ma pur sempre rispettandolo, così da essere liberi di vivere senza bendarci gli occhi, godendoci la vera essenza della vita.
Ma si parla di castità anche in ambienti più comuni. Infatti è un valore che si può praticare tranquillamente nella vita di tutti i giorni. Nell'amicizia, per esempio. La castità è quel valore grazie al quale rispettiamo l'altro. Ci permette di non usare il prossimo, di non possederlo, di non schiacciarlo soltanto per pavoneggiarsi per identificarsi con la massa. Grazie a lei possiamo scegliere di ascoltarlo ed essergli amico per davvero, per la gioia di scoprirlo e quindi di scoprire e conoscere anche altri aspetti di sé stessi che prima erano nascosti, sentendo davvero la presenza di un'altra persona accanto che si prende cura di noi, così come noi facciamo con lei. Possiamo accarezzare l'altro come segno più grande di cura e rispetto. Aspetto molto importante e che mi ha molto toccato è che una carezza è una mano aperta, non possiede né domina. Una carezza è la tenerezza, è la purezza dell'affetto. È il segno dell'esserci, della condivisione come una crescita. Molto spesso facciamo fatica a differenziarci perché omologarci ci viene più facile, quindi spesso il possedere, l'usare l'altro superficialmente "va più di moda" del sostegno, dell'ascolto. Ecco le mode: sono quelle che ci uccidono. Ci vediamo allo specchio e non riusciamo ad accontentarci di quello che vediamo perché abbiamo modelli troppo alti. Gli standard, i canoni sono barriere, ostacoli che i social hanno contribuito ad alzare. Castità si cela nel rispetto del nostro corpo così com'è, nell'accettarlo e custodirlo. Castità è non giudicare una persona dal collo in giù, ma per la sua integrità, rispettandola come anima prima che come oggetto, corpo da sfruttare. Castità è guardare la realtà delle cose e stupirsi della loro bellezza e meravigliarsi del creato e delle peculiarità della nostra Terra. Viaggiare in ogni angolo del mondo per scoprire la nostra casa e sorridere davanti alle sue bellezze naturali. Fratello Sole, sorella Luna, e le stelle e gli alberi e la natura, compresi gli uomini che la popolano. Nella loro pura semplicità, è bello apprezzare le cose così come ci sono state donate. Molto spesso ci rendiamo ciechi di ciò che ci è stato dato, a partire dal nostro stesso corpo, il tempio della nostra anima, svenduto, sfruttato, svestito, svilito, ferito, usato. Questo spesso per rispettare le congetture sociali che ci inducono, ci portano, ci ovviano, senza farci arrivare al vero obiettivo della nostra vita. Abbiamo cinque sensi e mille mila modi per usarli, ma solo il dieci percento di questi modi ci rendono davvero liberi. E paradossalmente la vera libertà si cela dove noi vediamo le catene. La vera libertà, il vero coraggio, la vera felicità e voglia di vivere di cui dovremmo essere pregni, si trovano nel rispetto, nella purezza dell'affetto e nella calma, ed in pochi sono in grado di arrivare a questa conclusione. E non si tratta di ingenuità o di essere "sfigati" se si pensa in questo modo, ma di rispettare i propri ideali. Per questo al giorno d'oggi riusciamo a vedere solo masse, greggi di persone che seguono altre più "di spicco". In realtà dovremmo ricercare il bene, il puro, la bellezza concreta della vita, anche se questo significa andare controcorrente o faticare un po’ di più.
E ciò che più di tutto mi ha fatto specie è che ho visto tutti i miei amici, miei coetanei, persone spesso poco avvezze a formazioni di questo genere, catturati dalle parole magnetiche della sorella. E per me questo vale più di ogni altra cosa, perché, osservando i loro volti assorti, sono stata convinta dell'efficacia del suo intervento.
Questo è ciò che ho, a grandi linee, colto dall'ammirabile volto sorridente e pieno di parole da insegnare di una monaca di clausura, che è riuscita," nonostante tutto" , a fare di lei tempio di felicità. Bisogna sentire il vento sulla pelle, l'erba sotto i piedi e la vita che scorre nelle vene, senza stare a pensarci troppo. Bisogna condividere e vivere le nostre emozioni con gli altri e con il rispetto per loro e per noi, convivere con le paure e le insicurezze, riuscire a domarle e vivere in libertà.
Solo così possiamo sognare in grande.