Un anno di inutile strage
È passato appena un anno dall’invasione russa in territorio ucraino: quella che doveva inizialmente essere una guerra-lampo è divenuta una guerra di posizione, la sfida che doveva riportare la Russia nell’élite delle grandi potenze mondiali l’ha definitivamente relegata al ruolo di potenza regionale subordinata al regime cinese.
Lo scenario oggi più plausibile sembra quello che lo scorso anno tutti avrebbero voluto evitare, cioè una guerra lenta e l’intero Paese in stasi. Una situazione estenuante, un nodo che ogni mese diventa più difficile da sciogliere. Questa situazione la si può paragonare ad una partita a scacchi: la scacchiera è rappresentata dall’intero mondo, le due regine dalla Russia e dall’Ucraina: attenzione regine e non re, questo indica che alla loro morte la partita sarebbe condizionata, ma non finita. Ovviamente i due re sono Cina e Stati Uniti. Nessuno fa significativi passi avanti, mentre l’Oriente rimane in silenzio rimanendo barricato nel suo territorio, gli americani provano a muovere qualche pedina, senza però rischiare, consapevoli che il centro dell’attenzione mondiale si sta spostando dall’altra parte del mondo.
Una pedina che si sta muovendo, correndo rischi per il re americano, è l’Europa, la nostra Europa che da anni ha un ruolo geopolitico marginale, a causa dell’inconsistenza politica degli Stati membri e della totale assenza di visione a lungo termine su temi di fondamentale importanza quali l’industria o l’energia. L’Europa sta giocando a viso aperto una partita dal finale pronosticabile, una partita da pedina contro regina. La partita a scacchi procede a una velocità lenta quanto devastante, comportando un prezzo altissimo: in termini economici per l’Europa, in termini di prestigio per USA e Russia, in termini di vite per gli ucraini.
L’anno di guerra è stato il trionfo delle ipocrisie, anche e soprattutto in Italia: dalle manifestazioni puramente simboliche in favore dell’Ucraina alle interviste faccia a faccia con il ministro russo Lavrov in prima serata, fino alla censura delle espressioni artistiche e letterarie russe che sono in realtà via di salvezza e non di guerra. Gli stessi aiuti militari all’Ucraina, certamente necessari per difendersi dall’aggressione russa, sono ormai quasi nocivi per gli ucraini se non indirizzati verso una via ben precisa: quella della pace.
Giunti a questo punto, due sono le soluzioni: o lo Stato ucraino, con Zelensky, venga messo alle strette dagli stessi Paesi che finora hanno fornito le armi necessarie, sedendosi così al tavolo del negoziato, sapendo di aver perso una guerra e dobbiamo delle concessioni, oppure la NATO e gli americani scendono in campo ad affiancare l’esercito ucraino. Una mossa, quest’ultima, da scongiurare poiché farebbe perdere re e regine.
Lorenzo Miani 3C