Pronti a votare? Forse…
Una città con le urne rimaste vuote, un popolo che esprime il suo dissenso, astenendosi in massa dal voto, sono al centro della trama del Saggio sulla lucidità di José Saramago del 2005; il romanzo sembra aver anticipato quanto sta accadendo negli ultimi anni: tutte le volte in cui si indicono nuove elezioni, l’affluenza alle urne risulta sempre più contenuta, soprattutto da parte delle giovani generazioni.
La maggior parte dei diciottenni chiamati a votare è spesso sfiduciata perché non si sente considerata dai politici o, peggio ancora, è disinformata. Questo implica o l’astenersi dal voto o il fare delle scelte politiche influenzati da adulti che, spesso, non sono molti attivi politicamente.
Il rapporto tra giovani e politica è controverso e le cause sono diverse. Forse le nuove generazioni sono vittime dell’educazione impartita dalle famiglie o dell’impenetrabilità del mondo della politica e questo le porta ad essere superficiali e a concentrarsi su altro: figli della rivoluzione tecnologica, si dedicano al virtuale, ai social, ai videogiochi, distogliendo la loro attenzione dal mondo reale, e gli adulti ne stanno approfittando.
I candidati alle elezioni, troppo grandi d’età, non si mettono nei panni degli adolescenti e non fanno proposte che li stimolino. Le riforme riguardano questioni che interesseranno i giovani solo nel futuro, quando sarebbe più opportuno che riguardassero il loro presente, come il lavoro, la cultura, la scuola.
I Millennials, d’altra parte, non hanno rappresentanti in politica, né per loro è semplice creare un partito o dar vita a un movimento. Qualcuno ci sta provando, ne sono un esempio il gruppo delle sardine o l’iniziativa Fridays For Future; quest’ultima, coinvolgendo tantissimi studenti, è stata la prova che esiste una consapevolezza collettiva fra le giovani generazioni e che hanno voglia di farsi sentire.
C’è chi suggerisce l’estensione del diritto di elettorato ai sedicenni. Una proposta provocatoria che ha, però, aspetti positivi per quei ragazzi che hanno già un’idea politica, ma non per coloro che la vedono come un argomento noioso. Sicuramente consentendo il voto ai sedicenni, li si inciterebbe ad informarsi.
E se, invece, si posticipasse l’età per votare? In questo modo i giovani avrebbero più tempo per maturare una propria consapevolezza politica. A tale scopo potrebbero essere proposti loro dei corsi formativi, per esempio già a scuola durante l’orario curriculare. Un passo in tal senso è stata proprio la legge sull’introduzione dell’educazione civica nelle scuole nel 2019. L’articolo 2, comma 1, del testo di legge prescrive:
"Ai fini di cui all’articolo 1, a decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo all’entrata in vigore della presente legge, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, è istituito l’insegnamento trasversale dell’educazione civica, che sviluppa la conoscenza e la comprensione delle strutture e dei profili sociali, economici, giuridici, civici e ambientali della società. Iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile sono avviate dalla scuola dell’infanzia."
Purtroppo, però, questa nuova materia viene svolta superficialmente dagli studenti, poiché non è insegnata in modo coinvolgente, così come manca del tutto la discussione politica in classe, riducendosi a temporanee riflessioni dei docenti, legate strettamente ai temi di attualità.
Essendo i giovani i rappresentanti del futuro, è necessario combattere la disinformazione e davvero promuovere atteggiamenti propositivi in campo politico proprio da parte degli stessi giovani. In vista delle prossime elezioni regionali, e nel caso di Andria anche comunali, è importante che tutti coloro in potere di votare esprimano le proprie preferenze, dando al loro voto il peso che spetta, senza lasciar decidere solo agli altri.
Chi si confronta quotidianamente con i ragazzi, sa che stanno timidamente cercando di instaurare un dialogo con il mondo politico, per uscire dall’invisibilità in cui si sentono immersi e chiedono di essere ascoltati. Vogliono partecipare attivamente alla costruzione del loro futuro, andando a votare, ma non hanno gli strumenti opportuni per farlo. La politica colga questa grande opportunità per comprendere i loro bisogni. Sono loro il futuro.