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Anche l'economia è in malattia?

(Tempo di lettura: 2 - 4 minuti)

Covid-19, Coronavirus, pandemia o epidemia, qualunque nome si voglia attribuirgli, questo virus non sta colpendo a suon di contagi incontenibili solo il settore sanitario, ma scandisce con la velocità di un missile il rapido declino dell’economia mondiale.

La Cina, il “fulcro” di questa epidemia e primo Paese esportatore al mondo, sta assistendo inerme ad un calo inarrestabile del suo bilancio interno. Chi più ne subisce le conseguenze è il settore manifatturiero: l’indice Pim (Purchasing Managers Index, cioè indice dell’attività manifatturiera), infatti, ha subito una discesa vertiginosa dal 51,1 di Gennaio al 40,3 di Febbraio (dati IHS Markit).

Sarà l’isteria delle ultime settimane? Sarà la quarantena forzata di milioni di abitanti cinesi? Qualunque sia la causa i dati parlano chiaro, anzi, urlano. L’indice Pim, se sotto quota 50, indica una vera e propria contrazione dell’attività, quota che non accenna minimamente a risollevarsi.

L’Italia, dopo il fortuito contagio degli ultimi giorni, sta subendo a sua volta un duro colpo all’economia di esportazione. I Paesi importatori, infatti, temono sgomenti il contagio ed evitano qualsiasi approccio con l’Italia, trascurando che il contagio possa avvenire solo tramite il contatto con le goccioline del respiro delle persone infette.

Sconcertante è l’ironica reazione di un emittente televisivo francese, Canal+, in cui un pizzaiolo si è “dilettato” nella preparazione della pizza Italiana al gusto Coronavirus. Immediate sono state le scuse dell’ambasciata francese, che si è dichiarata assolutamente all’oscuro dell’iniziativa satirica dello spot.

Tra gli Italiani probabilmente ancora contrariati per il furto della Gioconda, c’è stato chi ha controbattuto a questo spot con una pizza bruciata, al gusto Nôtre Dame, alludendo all’incendio che ha colpito la cattedrale parigina.

Tralasciando queste buffonate diffuse tramite social, Paesi come la Francia e la Germania dovrebbero riconsentire all’Italia di svolgere il proprio ruolo di esportatrice senza alcun intralcio, evitando paure infondate.

Questa limitazione nei commerci agli occhi di coloro che di import-export non se ne intendono, potrebbe apparire come deleterio solo per i produttori, invece genera una perdita nell’indotto che i commerci internazionali generano. La perdita di clienti per un albergo, ad esempio, determina una riduzione di passeggeri per le compagnie aeree e non solo, una riduzione dei guadagni per quanti operano nel settore turistico e anche per il settore alimentare.

Insomma, questo virus sta innescando un circolo vizioso da cui sarà difficile uscire. Solo l’arresto dei contagi e la guarigione di tutti i contagiati potrà far ripartire l’economia mondiale. La situazione, vissuta dall’economia di tutti i Paesi, rischia di mettere in ginocchio la redditività mondiale e determinare una nuova crisi economica.

Sicuramente non si sente parlare di crisi economica dal lontano 2008, ma i numeri stanno procedendo in una direzione ben precisa, quella del baratro. Forse, in questo periodo di allarmismo sanitario, sono in pochi a concentrarsi sulle proprie tasche, ma al termine di questo lasso di tempo tutti ne pagheranno indistintamente le conseguenze.

L’angosciante preoccupazione del contagio, però, ha fatto aumentare esponenzialmente la produzione di protezioni come mascherine e disinfettanti quali l’Amuchina. Sono solo i produttori di questi beni che ci guadagnano? Ovviamente no. L’incessante richiesta, che ha provocato un aumento dei prezzi, facendo schizzare il costo di un flacone di Amuchina a 70€ (su Amazon), ha favorito la produzione di disinfettanti e mascherine illegali vendute a minor prezzo. A Torino, ad esempio, la Guardia di Finanza ha sequestrato materiale illegale per un valore di cinquemila euro.

Finché questa psicosi per il Covid-19 non terminerà, l’economia mondiale continuerà a subire duri colpi, rischiando grossi fallimenti. La popolazione mondiale dovrebbe favorire il processo di import-export senza alcuna esitazione, dato l’impossibile contagio attraverso beni materiali. Se così non fosse, solo i produttori di Amuchina continuerebbero ad avere fatturati da far invidia: il mondo vuole davvero questo?

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