Lettera aperta ai rappresentanti d’istituto

(Tempo di lettura: 2 - 3 minuti)

Cari rappresentanti d’Istituto,
mi permetto di rivolgermi a voi, proprio in quanto rappresentanti di questo liceo, per dirvi due/tre parole riguardo alle assemblee da voi normalmente organizzate e gestite nella nostra scuola.

Beh, lo ammetto subito, senza giri di parole: le vostre assemblee mi piacciono assai poco.
Non lo dico per spirito polemico, ma con intento costruttivo allo scopo, mi auguro, di migliorare questo momento molto importante di partecipazione democratica, qual è un’assemblea. Cosa ho osservato fino ad ora nelle vostre assemblee? Constato, ma da tempo, anche negli anni passati, una tendenza generalizzata a preferire momenti ludici, cioè attività di svago e di gioco (con annesso bighellonaggio libero negli spazi della scuola) a discapito dei momenti di confronto e di dibattito su temi e problemi riguardanti la scuola e la società in genere. Intuisco una vostra obiezione: i momenti di dibattito e di discussione (che pure avete previsto, ma, ribadisco, in misura minore rispetto a quelli ludici) non sono frequentati dagli studenti i quali, invece, amano le occasioni di svago, di gioco, ecc. ecc.
Controbiezione da parte mia: la reazione degli studenti non giustifica la scelta di abdicare a quelle che sono le finalità per cui fu pensata dal legislatore un’assemblea d’Istituto. E sapete quali sono queste finalità? Beh, vi riporto testualmente ciò che prevede il D.P.R. (Decreto del Presidente della Repubblica) 416/74, ribadito dal Decreto legislativo 297/94 e confermato dalla Circolare ministeriale 312/79. Sono tutti documenti ufficiali che disciplinano gli organismi di partecipazione nella scuola.
“Le assemblee studentesche nella scuola secondaria superiore e artistica costituiscono occasione di partecipazione democratica per l'approfondimento dei problemi della scuola e della società in funzione della formazione culturale e civile degli studenti”. (D.P.R. 416/74, art. 43).
Chiaro?
Non piacerà agli studenti? Ok. In tal caso, la scuola ha tutto il diritto di negare l’assemblea d’Istituto. Il suddetto D.P.R., all’art.44, dopo aver previsto un regolamento (“L'assemblea d'istituto deve darsi un regolamento per il proprio funzionamento che viene inviato in visione al consiglio d'istituto”. Mi chiedo se vi siete dato un regolamento), consente al dirigente la facoltà di intervenire: “Il preside [oggi, dirigente] ha potere di intervento nel caso di violazione del regolamento o in caso di constatata impossibilità di ordinato svolgimento dell'assemblea”. Chiaro anche questo?
Non voglio farla lunga. Mi limito solo ad osservare che la scuola è luogo preminente dove si fa cultura, dove si fa formazione di coscienze critiche, di cittadini con menti pensanti; luogo di socializzazione, dove imparare a stare insieme anche in modo gioioso: certo, ci sta pure questo. Diamo, però, a Cesare quel che è di Cesare: lasciamo, cioè, che l’assemblea d’Istituto abbia quel che si merita, come la normativa prevede, e non diventi il momento di trionfo del “pensiero debole”, anzi del “pensiero assente”!
Ecco, cari rappresentanti, le due/tre parole che vi volevo rivolgere, sperando di avervi offerto un contributo di riflessione per vivere meglio questa splendida avventura che sono gli anni del Liceo.
Sempre a vostra disposizione. Con stima e simpatia.

Leo Fasciano, prof. di questo Liceo

L'autore
: prof. Leo Fasciano
Docente di Filosofia e Storia
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