In scena l'ombra
L’ombra è inquietante, a metà tra il vacuo ed il corporeo. L’ombra è qualcosa di definito ma che rispecchia soltanto il contorno di ciò che la proietta: all’interno è vuota e nera, è il luogo dove tutti i connotati e l’unicità del corpo si perdono e si amalgamano, appiattendosi su strade e muri.
L’ombra è ingannevole, perché illude con giochi di prospettiva chi la osserva e, conseguentemente, costituisce qualcosa di assimilabile all’ignoto. È un parassita mutevole e imitatore che vive della mancanza della luce.
Questa prospettiva suggerisce ragionevolmente l’astio e il sospetto che l’uomo nutre nei confronti dell’ombra, sentimenti, poi, acuiti da filosofi come Platone che, con il mito della caverna, le attribuisce un ruolo funzionale all’inganno. In un’altra chiave di lettura, però, l’ombra può apparire come un’entità complementare al corpo, una compagna inseparabile che, con la sua oscurità, mette in luce, appunto, il corpo, ponendolo in contrasto e, quindi, in risalto rispetto a sé stessa. Quantunque, quindi, la sua natura sia tetra, essa è parte della realtà, è parte della verità e perciò il suo ruolo nel progresso tecnico e scientifico è stato oltremodo considerevole.
Si pensi a Galileo Galilei che si servì del buio per scoprire le irregolarità della superficie lunare o a Keplero che, grazie a essa, continuò le ricerche in materia astronomica. Non è trascurabile, inoltre, l’apporto nella meridiana dove funge da lancetta scandendo le ore sin dall’antico Egitto.
L’ombra è sopravvissuta agli stravolgimenti nel corso dei millenni cambiando in virtù della sua malleabilità: prima era vibrante, come nelle candele, ad esempio, dov’è sensibile al variar della corrente d’aria che attraversa la fiamma; poi è diventata statica, fissa, in ragione dell’impercettibile eccitazione degli elettroni. In ultima analisi, l’ombra custodisce la memoria di ciò che c’è stato ma in maniera semplificata e grezza, come nella detonazione della bomba di Hiroshima, la cui luce ha polverizzato un uomo in attesa di entrare in un ufficio lasciandone la sagoma.
Quest’analisi profonda è il frutto di una rigida esegesi dei temi trattati nella rappresentazione teatrale “IL CLUB DELL’OMBRA”, nata da uno scritto del professor Palumbo del quale, nel giorno della prima dello spettacolo, si ricorda la scomparsa avvenuta il 4 marzo 2017. La realizzazione dello spettacolo è stata possibile grazie all’impegno e al talento di alcuni ragazzi di 3ASA, 3B, 3C, 4C e 4E nonchè alla dedizione dei docenti Fiorella, Leone, Mazzilli, Orciuolo, Pistillo e Porro.
Marco Suriano 4D