Una storia di cieca follia
«Ognuno gioca la vita con le carte che ha in mano»: così ha inizio “Palazzo d’Occidente”, di Michele Santeramo per la regia di Antonio Memeo. Uno spettacolo che narra il triste episodio avvenuto in quel lontano 7 marzo del 1946, quando una folla inferocita e incontrollabile massacrò le sorelle Porro qui ad Andria. Ad interpretare le due nobildonne martoriate e uccise Maria Elena Germinario e Patrizia Labianca.
Luisa e Carolina Porro erano di nobili origini, semplici donne che, mentre recitavano il rosario, improvvisamente si ritrovarono in casa una marea di gente pronta a trucidarle. Furono tirate per i capelli, prese a pugni e a calci, sino alla morte.
Vien subito da chiedersi: perché tutto questo? Cosa ha scatenato la furia di tanta gente? Assurdo: la causa di questo eccidio è stata un sospetto, non una prova, ma solo un ingiustificato sospetto… Quel giorno infatti, durante un raduno di contadini in piazza, in occasione di un comizio che aveva avuto l’intento di calmare un clima di agitazioni politiche, tra la classe sociale borghese e quella della gente più umile, si udì ad un certo punto uno sparo. In realtà, nessuno era in grado di dire con certezza da dove esso fosse partito. Tuttavia, la folla non ci pensò due volte prima di agire, non ci pensò due volte prima di asserire che il colpo fosse stato sparato dal Palazzo d’occidente e scaricare la propria rabbia sulle due sorelle inermi e innocenti. Eh sì, la gente non ragiona più a pancia vuota e facilmente si lascia trasportare da provocazioni, se pur irragionevoli e infondate!
La “colpa” delle sorelle? Semplicemente solo quella di essere nobili, quella di essere nate nel “Palazzo d’Occidente”. É un po’ come se anche noi, nel nostro piccolo, fossimo colpevoli, poiché viviamo in una situazione economica migliore rispetto a coloro che vivono nei Paesi del Sud del Mondo!
Molto emozionante e particolarmente affascinante è stato come il regista andriese ha impostato il suo racconto, narrandolo da più punti di vista. Così, si sono susseguiti il pensiero di Luisa e Carolina, quello delle altre due sorelle rimaste nascoste ad osservare da lontano la tragedia, nel dramma di dover scegliere se salvarsi o provare a salvare le loro sorelle; quello della folla inferocita e quello di coloro che avevano assistito alla scena, disapprovando, ma senza intervenire. Gli stessi che avevano poi dichiarato di non avere colpe e, di conseguenza, di non aver nulla da perdonarsi. Un comportamento che di fatto porta ad una riflessione molto più ampia. A tutti, molto probabilmente, sarà capitato di assistere ad un episodio ingiusto e scorretto senza agire, senza denunciare, senza intervenire. E c’è da pensare che probabilmente il non schierarsi e farsi avanti in nome della verità, della legalità, della giustizia in realtà, forse, macchia di una colpa più scura di quella sfacciata dei “cattivi” della storia.
Oggi, nel 2023, vi sono ancora storie di fame, morte prematura, violenza, sofferenza. Basti pensare, senza allontanarci troppo, ai migranti che ogni giorno giungono sulle nostre coste per cercare condizioni di vita migliori. Ad attenderli, però, spesso trovano solo l’indifferenza della gente che nulla compie per salvarli dalla loro povertà.
Impariamo allora a non lasciarci trasportare dalla folla cieca e non pensante, a riflettere con calma prima di agire, a pensare alle conseguenze di quanto facciamo. In questo modo potremo evitare altri eccidi di idee o persone. In questo modo saremo più umani!