Dialogo con se stesso

(Tempo di lettura: 2 - 3 minuti)

Tutta l’esistenza del Petrarca è una continua e appassionata ricerca della solitudine, di un rifugio sereno dove l’animo, lontano dalla confusione cittadina, possa rivolgersi alla meditazione su se stesso e sulla vita e, di conseguenza, agli studi, tramite i quali raggiungere la maturazione e la perfezione.

In particolare, in una lettera d’invito che Petrarca fa al suo amico cardinale Giovanni Colonna, con la quale gli chiede di raggiungerlo presso la sua dimora in Valchiusa, esprime alcune riflessioni sui giorni dedicati alla cura dello spirito. Infatti, sono giorni che il poeta trascorre in tranquillità, lontano dalla confusione e dalle preoccupazioni della vita cittadina. Solo liberandosi dagli affanni quotidiani, può vivere pienamente un’esistenza spirituale, la sola degna dell’uomo.
Nell’ozio e nella meditazione, il Petrarca cerca la pace per il suo animo travagliato, approfondendo il dialogo con se stesso e con Dio. Con l’animo sereno e tranquillo, infatti, ci si può dedicare allo studio e al raggiungimento della perfezione letteraria, così come facevano gli autori classici latini con l’otium litteratum.
Ma oggi, tutto questo è ancora possibile?
La meditazione, raggiungibile durante i momenti di assoluta solitudine, cercata e voluta, implica la rinuncia ad ogni attività, necessaria per concentrarsi su se stessi e sulla propria esistenza. Tutto questo, però, non si concilia con la frenesia dei nostri giorni. È come se attraversassimo due mondi diversi, quello sociale e quello interiore, mondi apparentemente lontani, ma strettamente legati.
A volte dimentichiamo di ascoltare le richieste del nostro mondo interiore che accompagna la vita di ognuno di noi, poiché le nostre giornate sono sempre molto intense e piene di impegni, che ci impediscono di raccogliersi in se stessi. Anche se fisicamente siamo soli, in realtà, siamo sempre iperconnessi: cellulari che squillano continuamente, social network che inviano notifiche di ogni genere, email varie, non ci permettono di concentrarci sulla nostra interiorità.
Dovremmo essere capaci di rinunciare a tutto questo, ristabilire un contatto con la natura e trovare del tempo da dedicare al nostro mondo interiore.
Anche se il benessere si è diffuso, siamo sempre malinconici, infelici e affannati. Anche se i silenzi e le voci della natura sono stati sopraffatti dai rumori, i sentimenti sono gli stessi, l’uomo continua a provare le stesse gioie e paure, ma non ne ha piena coscienza. Dovremmo, invece, creare al nostro interno uno spazio che ci consenta di entrare in contatto con noi stessi, per scoprire chi siamo davvero. Infatti, il nostro mondo interiore è anche la nostra consapevolezza più autentica, ed è solo a partire da questa che è possibile pensare a ciò che siamo e che possiamo essere. Con la meditazione possiamo diventare consapevoli di ciò che siamo ed effettuare anche cambiamenti al nostro modo di vivere. Solo con un’ampia mediazione e consapevolezza, possiamo realizzare il nostro benessere.
Dobbiamo allenarci ad ascoltare la voce del cuore che rappresenta la cifra della nostra umanità.

L'autore
: Luca Conte
Studente della classe 3BSA
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