A tutte le donne

(Tempo di lettura: 1 - 2 minuti)

Violenza a amore nella poesia di Alda Merini.

A tutte le donne

A tutte le donne
Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d’amore.

(Alda Merini)

Nella poesia “A tutte le donne” di Alda Merini ritroviamo temi, purtroppo, ancora vicini a noi: violenza e amore, temi completamente diversi che qualcuno si permette ancora di accomunare.
Si apre la poesia con un’osservazione sul lato divino della donna e su come, per quanto raffigurazione della perfezione che è Dio e che è il Paradiso stesso, ella sia per la religione colpevole. Ancora colpevole di aver tentato Adamo, nonostante si sia da sempre battuta per affermare la propria dignità.
Con “spaccarono la tua bellezza e rimane uno scheletro d’amore” ci si apre al tema della violenza.
Ma per quanto il suo corpo possa essere profanato l’essenza della donna –l’amore- resta finché ne resteranno anche solo le ossa.
E con il peso dell’essere donna, con tutte le vessazioni portate avanti per migliaia di anni, ella non ha smesso di provare quelle emozioni che solo lei può provare. Non ha smesso di ridere e non ha smesso di piangere, non ha smesso di amare come non ha smesso di cercare libertà e vendetta per tutto il male ingiustificato da sempre subito.
Poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli, poi ti volti e non sai ancora” e allora tace, tace meravigliata.
Tace al miracolo della vita, quel miracolo che, nonostante tutto, la donna resta capace di compiere… e allora diventa grande, la più grande, colei che crea la vita proprio “come la terra”, e tutto l’amore tenuto dentro lo canta ai propri figli e al mondo, come la ninna nanna prima di dormire.

L'autore
: Nicolò Coratella
Studente del secondo anno
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