Il sud kafkiano di Pasolini
"Abitanti di antiche ardenti Subtopie, empiono fondachi di figli, vicoli di nipoti, interni di stracci, porte di calce viva, pertugi di tende di merletto, lastricati d’acqua odorosa di pesce e piscio” è questo lo scenario che si presta davanti agli occhi di Pier Paolo Pasolini, scrittore friulano della seconda metà del ‘900, nel suo intento di descrivere la Bari del secondo dopoguerra.
Questo è un tentativo da parte dello scrittore di redigere una guida su di un Meridione affranto da molteplici problemi sociali. Esempi ne sono la fame e la criminalità organizzata che deviano sul nascere le vite dei bambini, linfa, cioè, per lo sviluppo di una città che si ritrova impantanata nello sviluppo dell’Italia capitalistica sull’onda del boom economico.
L’arretratezza del capoluogo pugliese non è altro che il riflesso di un fenomeno molto più allargato, la Questione Meridionale, riassumibile nella domanda: perché il Sud diventa sempre più povero e il Nord sempre più ricco? Proviamo a dare una risposta più esaustiva: la regressione economico-culturale che interessa il Sud nasce con l’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno di Sardegna con una guerra non dichiarata per l’unificazione della penisola italiana. La conquista del Mezzogiorno è stata accompagnata da un atteggiamento colonialista sabaudo, reo di aver pagato debiti di guerra con il tesoro dell’ormai ex regno borbonico (tesoro che costituiva il 66% dell’erario novello) e di aver chiuso e trasferito le più grandi fabbriche dello stivale che in quel tempo si trovavano al Sud. Da qui si sviluppò il fenomeno dell’immigrazione che, gravando, lo mise in ginocchio. Una delle prime conseguenze fu il brigantaggio, in particolar modo ad accanirsi furono i contadini che per la scarsità economica e per le mancate promesse dei garibaldini procurarono danno mediante atti di violenza, sentimento di una nostalgia borbonica; dunque per molti anni lo Stato è stato cieco finché si è giunti a un degrado e a una povertà e a una disoccupazione quasi irreversibili.
Tornando all'esperienza di Pasolini, egli scrisse un'altra opera, ancora incompiuta, solo su Caserta, Alberobello e Bari, pubblicata nel 1951 sulle riviste “Il Quotidiano” e “Il Popolo di Roma”.
Le poche, ma preziose, pagine sulla città di Bari prendono il titolo "Le Due Bari", in cui Pasolini trascorre il suo tempo in una stanza in affitto di un appartamento. Dopo aver perso il taxi, riesce a tangere il dualismo dell'identità barese: affascinante e inquietante di notte, luminosa e accattivante di giorno, come modello tra incantagione e realismo.
In queste proposte cariche di verità, il Pasolini di Bari paragona sé stesso a un personaggio kafkiano, strano e solitario, per poi, inevitabilmente, approdare sul lungomare, ampliando il suo tempo di riflessione. Bari si lascia scoprire pian piano, come una donna che a poco a poco mostra la sua bellezza. Pasolini evoca esplicitamente lo scrittore praghese, descrivendo il suo incontro con la città come una metamorfosi inversa in cui un uomo si addormenta come un insetto e rinasce come un essere umano.
Al contrario del pensiero di alcuni nostri concittadini, incapaci di comprendere la storia e gli annessi contesti sociali che investono la nostra terra, per Pasolini il Sud rappresenta un mondo incontaminato che in qualche modo resiste alla modernizzazione capitalistica. Egli era affranto dal dilemma di perdersi nella preistoria meridionale, africana, o gettarsi a capofitto nella preistoria del neocapitalismo. È molto importante da specificare, però, che quando parla di “preistoria arcaica del Sud” definendola “africana”, lo fa in maniera assolutamente favorevole, pensando a delle vite trascorse in atmosfere sacre e regolate in base a un rapporto armonico con la natura. Pasolini, infatti, già negli anni ’60, di fronte a un’Italia travolta dall’ottimismo del miracolo economico, aveva ben chiaro che la crescita monetaria promessa dal capitalismo, non avrebbe significato automaticamente emancipazione sociale e culturale, piuttosto si sarebbe rivelata una nuova forma di barbarie pronta a spazzar via la civiltà contadina. Osservando oggi la città di Bari, essa ha vissuto molti cambiamenti: da un lato è soggetta all'interessante fenomeno della modernizzazione, dall'altro include ancora l'emarginazione diffusa e la povertà. A sostegno dello sviluppo, Bari ha ricevuto un contributo economico da parte dello Stato italiano, e infatti a novembre del 2016 è iniziata la ricostruzione di Bari vecchia, nel centro storico; mentre il comune ha investito complessivamente 225.000 euro.
Inoltre, negli ultimi anni sono stati avviati diversi percorsi enogastronomici, i più frequentati sono: il caratteristico percorso al molo di San Nicola, il mercato ittico all'aperto presso il quale si radunano i pescatori locali e la famosa Via delle Orecchiette, situata nella Bari vecchia, dove molte anziane signore producono migliaia di orecchiette al giorno con le loro abili mani.
Oggi, a 100 anni dalla nascita di Pasolini, è stata fondata un’associazione nazionale di volontari che prende il nome di Retake, per recuperare i luoghi vandalizzati ed abbandonati e restituirli al decoro urbano, attraverso la realizzazione di un murales a Bari con questa motivazione: “Vogliamo omaggiare il pensiero libero del grande poeta e filosofo e ricordarne il passaggio da Bari”. L’opera sarà realizzata il 5 marzo dallo street artist Fedeliano Necucchi sul muro del sottopasso Duca degli Abruzzi. Sarà raffigurato un Pasolini molto pop accanto allo skyline di Bari, accompagnato da una frase tratta da Lettere luterane. La novità è che per l’occasione sarà utilizzata una speciale vernice anti-smog.
A cura di:
Annamaria Addario, Roberta Guglielmi, Giorgio Lamesta, Giuseppe Malcangi, Alessandro Piccolo, Graziana Regano, Marco Suriano