Si finisce per buttarsi

(Tempo di lettura: 2 - 3 minuti)

Una mattina ci si sveglia e non si ha la forza di alzarsi, una mattina ci si sveglia con qualcosa dentro.

Può essere qualcuno che ci manca, può essere per qualcosa che ci è stato fatto, può essere per qualcosa di apparentemente irrilevante… ma è un masso che preme forte sul cuore.
Ma dobbiamo alzarci e vivere la vita di ogni giorno, non piangerci addosso, “dobbiamo essere forti”. Dobbiamo fare gli atleti e uscire di casa, andare a scuola o a lavoro portandoci il peso del mondo, del nostro mondo, con noi. Dobbiamo sopportare.
La vita, a chi più e a chi meno, prende a sberle. Schiaffi che fanno male e che lasciano segni.
E, come si dice sempre per trovare il lato positivo anche dove non c’è, “ciò che non uccide fortifica”. Ma se invece uccidesse? Se le ferite fossero troppo profonde?
Trovo scandaloso come, davanti a casi di suicidio, si abbia ancora il coraggio di uscirsene con “Per una scemenza del genere?” o “Sicuro non stava bene con la testa”. Fosse così semplice!
Non bisogna assolutamente ridicolizzare certe cose perché “Capita a tutti” e “Tutti stanno male”. Magari leggendo penserai di essere l’eccezione perché “sei una brava persona” ma, probabilmente, sei il primo che si è trovato ad avvicinare di un passo qualcuno alla sua finestra… magari senza neanche saperlo, semplicemente scherzando.
Si sceglie di togliersi la vita quando quel dolore, accumulato nel tempo e mai curato, inizia a fare troppo male. Quando non si ha la forza di passarci attraverso, perché non aiutati (magari proprio da chi lo sottovaluta) o perché non si è semplicemente abbastanza forti (non siamo tutti uguali).
E allora vuoi far finire tutto, magari dentro di te c’è un deserto o un mare in tempesta, ma in ogni caso pensi che il semplice e vuoto buio possa finalmente chiarirti le idee. Vale la pena viverla, questa vita?
Magari hai provato già a farti male in tanti modi, ma non bastano a compensare. Magari sei già morto dentro e non riesci a sentire nulla.
Quindi sali sul davanzale di una finestra: dietro di te il mondo ingiusto in cui vivi, e davanti il nulla. “Se devo avere poco scelgo di non avere niente” dice Ultimo, e così finisci per sentire il vento sulla pelle, i polmoni pieni d’aria, vedi il cielo azzurro e le nuvole si riflettono nei tuoi occhi spenti, e ripensi per l’ultima volta alle poche cose che ti facevano sentire bene. Ma è tardi…
E il sole continuerà a illuminare la terra, qualche fiore si farà strada anche nell’asfalto, il vento farà volar via le foglie d’autunno e i pesci continueranno a nuotare nel mare. Il mondo andrà avanti, ma tu non ci sarai.
Questo è quello che la gente riscrive in una sola parola, che molte volte si usa scherzando come se fosse solo una cosa utopistica, “Suicidio”.

Io sono Nico, un giovane come altri, e non ho altre parole.

 

L'autore
: Nicolò Coratella
Studente del secondo anno
Altro dallo stesso autore

Back to Top