Responsabilità, il valore assoluto della politica
"I giorni difficili trascorsi per l’elezione alla Presidenza della Repubblica nel corso della grave emergenza che stiamo tuttora attraversando - sul versante sanitario, su quello economico, su quello sociale – richiamano al senso di responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento. Queste condizioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati – e, naturalmente, devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti – con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini”
Un discorso essenziale ma significativo quello del presidente Mattarella di fronte all’investitura per il suo secondo mandato, un discorso anche pungente verso chi nei giorni per le elezioni della più alta carica di stato ha messo in discussione il senso di responsabilità della politica, rendendo i nostri meccanismi democratici sempre più inefficaci e solo formalismi infruttuosi. E invece il neo eletto presidente della Repubblica italiana ha dimostrato un grandissimo senso del dovere e delle istituzioni, accettando questo incarico, e ha sancito così come valore assoluto proprio quella governabilità che significa responsabilità, un valore che ci hanno lasciato in eredità i Cives romani.
Una lettura, questa, a larghi tratti condivisibile del discorso del Presidente della Repubblica, che, è vero, ha mostrato senso di responsabilità, nonostante avesse già fatto gli scatoloni per un trasferimento annunciato da tempo. Tuttavia, in maniera più diretta, potremmo dire che ha mostrato anche semplice accondiscendenza alla richiesta disperata dei partiti, incapaci di mediare e giungere a una soluzione condivisa.
Mattarella ha vinto, la politica ha perso: questa situazione la possiamo intitolare con una citazione dal famoso romanzo Il Gattopardo: “Tutto cambi perché nulla cambi”. Dal “Gattopardo” al “Romanzo Quirinale” il passo è breve. In questo caso il film è questo: opposizioni su circa una ventina di profili proposti, applausi ipocriti ed euforia, retorica stucchevole, trasformismo ed ennesimi inciuci di palazzo. Con la zattera di salvataggio del centrismo sempre vigile a dettare linee e spostare equilibri. Il finale di questa vera e propria “commedia” vede l’elezione del nuovo-vecchio presidente della Repubblica, ma un distacco sempre maggiore della politica (per i motivi elencati) dal Paese reale. In conclusione, definirei il gesto di Mattarella con la parola “protezione”: proteggere una crisi politica.