La globalizzazione dell'indifferenza

(Tempo di lettura: 2 - 3 minuti)

Ricordati che viviamo inconsciamente in un sistema capitalista, privo di etica, sedati da convinzioni materialiste, alimentate da quei “potenti” che plasmano le tue idee ed i tuoi valori.

 Ricordati che noi siamo parte di quel sistema, ma al tempo stesso siamo troppo codardi per contrastare le spinte individualiste di chi ha il potere; ed ecco come l’uomo, negli ultimi decenni, ha imparato a costruire gabbie invisibili, senza essersi mai preoccupato di cercare una chiave. 
E così continua a sospirare in questo letto di promesse illusorie, tormentato dalla paura di svegliarsi perché consapevole che ciò lo indurrebbe ad un cambiamento che tanto brama e teme al tempo stesso, perché delegare le proprie responsabilità e pretendere che siano gli altri ad operare per lui, lo esonera da un qualsiasi tentativo di fuga da questo sistema e lo espone ad un eventuale fallimento. 
Tutti abbiamo dimenticato ormai quelli che erano gli effetti del pensiero di una guerra a noi vicina, una tensione tangibile e le forti immagini di ciò che in Ucraina avviene anche in questo momento, da quasi un anno, ininterrottamente. Già dopo pochi mesi noi, fautori di quel sistema, marionette di “quei tiranni”, abbiamo imparato ad abituarci, abbiamo sviluppato un atteggiamento “indifferente” verso coloro che stanno soffrendo; abbiamo imparato ad abbandonare la nostra empatia per soddisfare la nostra immorale “bulimia economica”, ignorando chi urla aiuto, cedendo all’assuefazione che poco alla volta normalizza ciò che normale non è. Come direbbe Gramsci, “l’indifferenza è il peso morto della storia, ed avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà”. La sola verità, tuttavia, è che lentamente stiamo perdendo la nostra umanità; ogni azione, ogni movimento è ormai circoscritto ai nostri interessi, come se avessimo perso il senso di appartenenza al mondo, nonostante abbiamo accessibilità all’informazione di ogni angolo della Terra; ed è questo il più grande paradosso che NOI abbiamo creato inconsapevolmente. 
Ma non è proprio questa consapevolezza che ci potrà salvare e condurre verso una società rivolta a principi etici?  Non siamo solo noi giovani la speranza di un futuro migliore, ma in fondo, in quanto parte di quel sistema, saremo noi il grande moto del cambiamento; quindi facciamo sentire la nostra voce, esaltiamo le nostre idee, difendiamo i nostri valori per la speranza di un nuovo mondo. In fondo non siamo qui a parlare di utopie ma di ciò che potrebbe essere reso possibile dalla nostra umanità, come già accaduto durante la storica “tregua di Natale” del 1914, quando il soldato mise da parte le ostilità del nemico per riscoprire l’uomo e dar spazio ad una rinnovata innocenza. 
Ricordati che, per quanto possa essere piccolo il tuo contributo, vale la pena di agire informandoti, cercando, approfondendo e osservando, perché, anche se sei un piccolo ingranaggio di un grande motore, il tuo sostegno sarà fondamentale e non ne sarai mai consapevole fin quando non avrai il coraggio di svegliarti e scegliere di disintossicarti da quell’anestesia che inesorabilmente ci addormenta, perché dobbiamo ricordare tutti che uno tsunami non parte dalle onde ma da un terremoto .


                                                                                            Sara Pomo e Andrea Centrone  3^ A

L'autore
: Sara Pomo Andrea Centrone

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