L'Italia? S'è destra!
“Dante è il fondatore del pensiero di destra”. Queste sono state le parole del ministro della cultura Sangiuliano, parole che hanno scatenato in questi giorni tantissime polemiche.
Partendo dal fatto che il ministro non ha bisogno di giustificazioni, si potrebbero portare all’attenzione di alcuni giornalisti lontani politicamente dal ministero le vere parole pronunciate da quest’ultimo: “Dante è il fondatore del pensiero di destra” quindi non “Dante è uno scrittore di destra” come riportato da alcuni giornali di sinistra.
Certo, parlare in termini di destra e sinistra all’epoca del sommo poeta è un rischio, quasi un errore, ma anche qui il ministro durante il dibattito ha messo le mani avanti, ammettendo di sapere "di stare per fare un affermazione forte” e, andando avanti, ha definito il poeta “per la sua visione dell’umano, della persona, delle relazioni interpersonali” e per “la sua costruzione politica” il fondatore del pensiero di destra; da qui possiamo dedurre che il ministro non volesse classificare Dante all’interno di una categoria politica moderna, ma volesse associare il pensiero del poeta ad un pensiero culturale vicino a quello di destra, partendo dalla lingua italiana della quale Dante è il fondatore, ben distante dal dizionario rivoluzionario ricco di asterischi e schwa, simboli appartenenti al mondo del politicamente corretto.
Potremmo formulare anche altre ipotesi per associare il sommo poeta alla destra politica, a cominciare dalla difesa della famiglia tradizionale nel canto V dell’Inferno, dove Francesca, insieme al suo amante nonché suo cognato, dopo aver tradito suo marito, viene punita tra i lussuriosi. Se poi prendessimo in considerazione alcuni versi del canto VI del Purgatorio potremmo pensare a Dante come Patriae Pater, certo anche qui affidare a Dante il pensiero di Patria è quasi inadeguato, ma la preoccupazione del Poeta verso la patria è quasi attuale:
“Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!”
Innumerevoli sono le ipotesi che si possono tirare in ballo per la comprensione delle parole del ministro, ma, tra le tante, ne spunta una: e se il ministro avesse lanciato una provocazione per aprire i libri di storia e italiano a noi studenti e non solo?