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Progresso e società

(Tempo di lettura: 2 - 3 minuti)

Il progresso è un fenomeno che ha interessato l’intera umanità sin dai tempi più antichi. L’insoddisfazione è una condizione umana naturale, forse quella che più di tutte ci rende umani, una condizione che lascia nell’uomo un forte senso di vuoto da colmare ed una famelica voglia di cambiamento da saziare.

È naturale, quindi, che un uomo insoddisfatto nel presente, veda il futuro come sua unica medicina. Il mito del “buon futuro” ha riscosso successo sin dai tempi più remoti, basti pensare alle religioni, una su tutte quella cristiana, che hanno posto i concetti di “vita eterna” e “salvezza” nel futuro. La fame di progresso in vista del futuro è, quindi, stata sempre un forte motore che ha portato l’uomo ad alzarsi dal letto ogni mattina e a servirsi del presente come uno strumento per far fronte alle proprie insoddisfazioni in vista di un futuro migliore. L’avvento della tecnica e lo sviluppo sempre maggiore di nuove tecnologie negli ultimi tre secoli, non ha fatto altro che velocizzare drasticamente questi processi. Gli uomini vissuti tra l’ottocento e il novecento sono rimasti letteralmente ubriachi di tecnologia a tal punto da aver risvegliato in loro stessi un senso di repulsione verso il progresso. Basti pensare a correnti artistico-culturali come il decadentismo, nato in Francia, che proponeva la riscoperta di alcuni valori appartenenti ad una società ormai affogata nel progresso ottocentesco. Oppure il verismo di Verga, che proponeva una visione realistica della società, una visione in cui la società fosse spogliata della patina illusoria del progresso più sfrenato. D’altra parte, invece, si può notare come gli uomini di quella stessa epoca leggessero i primi romanzi di fantascienza, i più famosi dello scrittore francese Jules Verne, per poi veder realizzare sotto i loro occhi ciò che fino a poco tempo prima ritenevano solo una bizzarra fantasia. Invenzioni come l’automobile o l'aeroplano sono degli esempi lampanti. Il passaggio così rapido di un oggetto da un libro di fantascienza ad essere effettiva realtà ha provocato negli uomini di quel tempo un immane senso di potere, che ha portato loro a voler sempre di più padroneggiare e dominare la tecnica. Da allora, le velocità di qualunque cosa sono drasticamente aumentate e, conseguentemente, i tempi si sono ridotti in modo impensabile. Il mito della velocità è un mito che ha pervaso ed attraversato il novecento da parte a parte. Un esempio ne è il movimento artistico e culturale del futurismo che, seppur di minore importanza nella storia, e fortemente in contrasto con i due citati in precedenza, seppe canalizzare in maniera impeccabile gli umori insaziabili di progresso divinizzando letteralmente il concetto di “velocità”. 
Oggi si è completamente circondati da un progresso ormai largamente mitizzato. Ciò che sta accadendo negli ultimi decenni è un malsano adattamento delle nostre vite al progresso, piuttosto che un adattamento del progresso alle nostre vite. È ormai l’uomo ad essere in funzione del progresso, anziché essere il progresso in funzione dell’uomo. Ci si rende conto di questo, attraverso l’innumerevole quantità di bisogni indotti attraverso strumenti quali la pubblicità. Il progresso è certamente utile, ma la giusta misura in cui servirsene è evidentemente sfuggita di mano. La società ha una febbrile voglia di andare avanti per inseguire il progresso, dimenticandosi però di fermarsi per guardarsi alle spalle.

L'autore

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