La rivoluzione del DNA: un vaccino che può favorire anticorpi culturali
L'RNA non è solo una rivoluzione scientifica, ma anche culturale. I vaccini a mRNA sono il risultato di lunghissimi anni di ricerca, accelerata dalla pandemia da Covid-19, ancora in corso da più di due anni.
Quando decenni fa si cominciò a parlare di terapie geniche (modifiche del DNA per poter curare alcune patologie), tutto sembrava semplice, facile e possibile. Con gli anni, però, queste convinzioni sono state smontate dalle difficoltà di questi processi relativamente complessi: la diffidenza, in altre parole, ha preso il posto della speranza e dell'illusione.
Con la ricerca ad di una soluzione per la pandemia, si è data una accelerata a questa tipologia di vaccino, somministrato in miliardi di dosi, tanto da far diffondere e sviluppare l’idea di un vaccino a mRNA.
Ora, la porta che introduce ad un modo più maturo di porsi nei confronti dell'applicazione degli acidi nucleici nel trattamento di molte patologie, ha cominciato a dischiudersi.
Probabilmente, in un futuro ancora prossimo potremmo anche non vederli pienamente sviluppati, ma le tecnologie e le conoscenze che siamo riusciti a ricavare da questa situazione, potrebbero contribuire a concepirli.
L’RNA presenta delle differenze sostanziali rispetto al DNA, poiché:
- nelle basi azotate troviamo l’uracile (U) al posto della timina (T);
- è presente un singolo filamento;
- ritroviamo il ribosio anziché il desossiribosio.
In particolare, il DNA del genoma viene "tradotto" nell'RNA messaggero ed è chiamato così proprio perché porta un messaggio; consente la traduzione dell'informazione genetica in proteine.
Non esiste soltanto l'Rna messaggero, poiché troviamo altre due forme altrettanto indispensabili: l’Rna ribosomiale (rRna: è l'Rna dei ribosomi, gli organuli cellulari dove vengono sintetizzate le proteine) e l'Rna transfer (tRNA: Rna di trasporto, che porta sui ribosomi i 20 aminoacidi). Il tRna riconosce la sequenza sul filamento dell'mRna e associa ogni codone all’aminoacido corrispondente, il quale poi viene assemblato in sequenza agli altri per creare la proteina, secondo le indicazioni ottenute dall'mRna.
Eppure c’è ancora tanto da capire: la ricerca sui geni non codificanti è iniziata solo qualche anno fa.
Durante la pandemia, c’è stata la prima applicazione, su larghissima scala, dei vaccini a mRNA, e sono stati evitati circa mezzo milione di decessi fra gli over 60.
Questi vaccini hanno moltissimi vantaggi rispetto ai nostri normali vaccini: gli mRNA non hanno capacità infettiva, non possono inserirsi nel genoma provocando mutazioni e vengono degradati nella cellula attraverso processi che si possono accelerare e rallentare. In più è possibile somministrarli ripetutamente, poiché il vettore con cui sono inoculati non scatena una risposta immunitaria. Possono addirittura essere prodotti velocemente e a costi bassissimi su larghissima scala. La risposta immunitaria di questi vaccini è migliore rispetto a quelli tradizionali e sono efficaci persino negli anziani. Hanno effetti collaterali minimi.
L’aspetto più interessante è che questi vaccini stanno aprendo una nuova frontiera per tantissime malattie. In ambito oncologico, infatti, la rapidità con cui può essere messo a punto un vaccino a mRNA, fa sì che se ne possa sviluppare uno per il singolo tumore di ciascun paziente. Servono circa 6 settimane per realizzarne uno che includa decine di proteine tumorali; si stanno già testando nel melanoma, nel tumore del pancreas e del colon retto e anche come “vaccini personalizzati”.
Resta, invece, aperta la sfida su come ottimizzare l'efficacia dei vaccini contro l'infezione da virus respiratorio sinciziale sugli anziani che, diversamente dai bambini, non rispondono correttamente alle cure somministrate. Inoltre, gli esperti sostengono che il vaccino a mRNA sia più adattabile a ogni paziente essendo più veloci da realizzare e, soprattutto, sono più "fedeli" al virus originale.
I farmaci del futuro saranno a base di RNA, grazie a questo si potranno produrre o eliminare proteine, affinché ci sia la piena funzionalità del nostro organismo. Una delle opportunità è poter “spegnere” geni che fanno produrre le cellule con “componenti sbagliate”.
Una delle innovazioni è la tecnologia del RNA interference, il cui risultato è lo spegnimento dei geni che, se espressi, causerebbero conseguenze dannose. La novità è proprio nel fatto che invece di affrontare i problemi dovuti a proteine anomale, si impedisce che quest'ultime vengano prodotte.
C'è da augurarsi, però, che quello a mRNA possa essere un vaccino che ci crei anticorpi sia verso attese idealistiche sia verso paure ingiustificate.
Con questo articolo si è voluto sottolineare come la scienza, in particolare la medicina, stia facendo passi da gigante in tutti gli ambiti.
Conte Luca
Pugliese Francesco
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