“Giusta”: uno spettacolo su un problema attuale

Una proposta teatrale di grande attualità quella della Compagnia del Teatro delle Molliche, che con Giusta ha aperto uno squarcio sul fenomeno del caporalato.

Un fenomeno illegale che riguarda soprattutto il settore agricolo: alcuni uomini detti “caporali” cercano e mandano in alcune aziende agricole dei lavoratori spesso sottopagati e costretti a lavorare per molte ore al giorno.
Su questa triste realtà, il 26 gennaio scorso, a scuola, le classi 2B, 2ASA e 3A hanno assistito in auditorium allo spettacolo “Giusta”.
Lo spettacolo, messo in scena dalla compagnia teatrale ”Teatro delle Molliche” di Corato, è stato molto interessante. Un unico attore, molto preparato, interpretava molti ruoli, passando dal registro basso del linguaggio di un bracciante a quello sublime del linguaggio di San Giorgio che era immaginato e invocato dalla protagonista, senza far distogliere un attimo gli spettatori dalla scena. La rappresentazione, oltre a denunciare il fenomeno del caporalato in genere, si soffermava anche sulla drammatica vicenda della morte di una donna chiamata “Giusta”, nome che però faceva riferimento alla bracciante di
San Giorgio Jonico Paola Clemente, morta a 49 anni nel 2015 sotto un tendone di uva da tavola della nostra città. Sicuramente il tema scelto è molto attuale, ma per fortuna il caporalato non è tanto diffuso ad Andria, tranne per sporadici casi come quello di Paola Clemente. Esso è sicuramente molto più diffuso nei campi di pomodoro del foggiano e riguarda particolarmente i migranti che, infatti, spesso vengono assunti illegalmente dato che, se non possiedono un contratto di lavoro, non possono richiedere il permesso di soggiorno, e, d’altra parte, se non possiedono quest’ultimo non possono richiedere un contratto di lavoro. Ciò rappresenta un grande problema sia per loro sia per gli imprenditori agricoli, che hanno necessità di raccogliere il più velocemente possibile la loro merce deperibile. Di questa situazione di difficoltà
approfittano i caporali che, senza scrupoli, guadagnano molto denaro sulle spalle dei lavoratori.
Nella rappresentazione teatrale l’attore si è soffermato anche sulla figura degli imprenditori agricoli, o coltivatori diretti, i quali, a mio parere, sono stati dipinti ingiustamente tutti come una sorta di schiavisti che si arricchiscono sul lavoro altrui. Non è così poiché gli imprenditori agricoli rappresentano la classe più svantaggiata dell’imprenditoria, dato che il loro profitto è condizionato da intemperie, siccità, malattie, costi elevatissimi di corrente elettrica, concimi e fitofarmaci, e anche da carenza di manodopera. Inoltre sono l’unica classe imprenditoriale che non stabilisce in autonomia il prezzo della propria merce ma che, dopo costosissime annate, è costretta a sottostare alle decisioni del mercato. Di solito i prezzi della merce non li ripagano di tutto il lavoro svolto e dei costi sostenuti.
Tutto ciò, ovviamente, non giustifica quegli imprenditori agricoli che davvero sfruttano i loro lavoratori ricorrendo al caporalato. Molto importante è, dunque, il tema dello spettacolo che denuncia e fa riflettere su un fenomeno orribile
che purtroppo riguarda parte della nostra regione e sicuramente costituisce un motivo di vergogna per tutto il mondo agricolo.

Vincenzo Troia, III anno

Autore

Instagram
Skip to content