L’ultima campanella

Dopo una vita scandita dal suono della campanella ad ogni ora, ecco che suona l’ultima del tuo servizio. Potrebbe sembrare una liberazione, ma è solo un’altra svolta della vita.


Ogni svolta comporta una scelta: quella di essere insegnante è stata per me una vera e propria “vocazione”. Certo questa definizione della carriera del docente è superata e, forse, impropria, ma non la sminuisce, anzi aggiunge qualcosa alla routine, alla tecnica, alla competenza, che pure la caratterizzano.

Saper fare il proprio lavoro è e deve essere la prerogativa di ogni lavoratore, ma so per certo che nelle classi, nei corridoi, negli uffici di una scuola si sviluppa qualcosa di più: quelle che si chiamano relazioni, di ogni tipo: di collaborazione, di aiuto reciproco, di guida, di esempio. Il nostro mestiere, come mi è sempre piaciuto chiamarlo (forse perché il mestiere, ad esempio di un artigiano, rimanda all’azione del costruire, del creare, di badare al dettaglio) non è mai uguale a se stesso; nel nostro mestiere ogni ora della giornata è una novità. Siamo professionisti, ci sono richiesti comportamenti professionali, ma ho sempre desiderato che la scuola fosse palestra di vita e di formazione perché il sapere, che non si fa vita, il sapere, che resta pura conoscenza e non si traduce in comportamenti, non è conoscenza.

Questo fine ha guidato i passi che per anni mi hanno condotta a scuola ogni giorno, anche quando la sveglia disturbava il riposo, mentre la notte persisteva, o quando arrivavo a scuola dopo mille giri in città per affidare i miei figli a qualcuno. Solo allora ci si occupava dei “figli degli altri”, come talvolta chiamavo i miei alunni, ma continuavo a trattarli come fossero i miei. Con loro ogni giorno è un giorno nuovo, con loro non si sa mai quel che succede, perché sono loro che mandano in fumo tutta la preparazione del giorno precedente e ti costringono a trovare parole nuove che tocchino le loro corde, suscitino il loro interesse e agevolino la loro comprensione. Si può essere molto “professionali”, conoscere perfettamente la materia da insegnare, ma entrare in dialogo e vedere occhi, prima spenti, che si illuminano è un’esperienza mai scontata. Ci sono giorni in cui il miracolo non avviene: allora bisogna mettersi in discussione. Quelli sono i momenti in cui forse è mancata in parte la passione. Passione e motivazione rendono efficace l’azione di un docente.

Passione e motivazione, in realtà, danno senso al vivere. Se si riesce a trasmetterle ai giovani, attraverso le piccole cose di ogni giorno, sono loro a restituire al docente la passione, se si è spenta. La bellezza, dunque, sta in una relazione creativa, quella che rende una lezione ben preparata qualcosa di unico e irripetibile. Tutte le volte che ho provato a riproporre delle lezioni, praticamente non ci sono riuscita. Ogni momento nella relazione del docente con le classi è speciale e non può ripetersi in contesti nuovi.

Quest’esperienza unica, per la quale sono entrata in relazione con tante giovani menti, il dialogo costante con le persone che hanno riempito le mie giornate, è la ricchezza che mi resta di questo cammino entusiasmante, durante il quale si riceve sempre più di quel che si dà, si impara mentre si insegna, si cresce con gli altri in un arricchimento continuo e reciproco.

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