Il mondo visto da un nano nel monologo di Mario Perrotta

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Il mondo visto da una sola inquadratura, quella di un “nano … una grossa scatola cranica coperta di peluria… i suoi occhi erano solo occhi, senza pensieri dietro”.
Al teatro Piccinni di Bari gli studenti della classe 4ASA hanno assistito al monologo “Come una specie di vertigine” di Mario Perrotta, scritto per ricordare l’anniversario della nascita di Italo Calvino, dal cui testo “La giornata di uno scrutatore” è tratto il personaggio e voce narrante dello spettacolo, rappresentato sabato 14 ottobre in una matinee per le scuole.


 Il monologo  si ispira e reinterpreta le opere di Italo Calvino, in una chiave più moderna che permette di renderlo comprensibile ad un pubblico attuale.
Accompagnato dalla canzone “Il Mondo” di Jimmy Fontana, appare in scena un uomo seduto su una sedia girevole, incastrato su una pedana, vestito con una giacca di paillettes che pian piano si trasforma in una persona affetta da disabilità motoria, accennando movimenti spastici che lasceranno poi spazio a una personalità molto più libera e sciolta.
In questo lasso di tempo, l’attore evidenzia il contrasto fra la concezione del malato, che è rinchiuso nella casa di ricovero insieme ad altri individui con disabilità, e la concezione letteraria, libera di spaziare nell’immaginazione del protagonista, attraverso i rimandi alle opere di Calvino. Per farlo, utilizza spesso un registro molto basso e colloquiale per parlare con i suoi compagni, alternato ad uno più elevato durante le sue riprese letterarie.
Il protagonista è un abitante del Cottolengo, il Nano del romanzo autobiografico La giornata di uno scrutatore, personaggio a cui Calvino sceglie di dedicare una sola pagina, anche se eccezionale e  Perrotta lo sceglie perché è  il meno libero di tutti: ha un corpo e una mente che, però, non rispondono alla sua esigenza di fare, dire, agire. Dunque il protagonista è un uomo, anzi, la sua voce interiore. In questa rappresentazione teatrale si mostra qual è la sua esistenza, i suoi pensieri e i sentimenti che lo caratterizzano; il personaggio cerca la libertà che non possiede, perchè inchiodato a un letto per una malattia non desiderata. Perrotta cerca questa libertà tra le pagine delle opere di “Calvino Italo”, raccontandola nel miglior modo possibile, trasformandola in versi, musica, parabole, collegamenti iperbolici tra romanzi, “scalvinando” quelle opere, rendendole sue.
I messaggi che ci ha lasciato questo spettacolo teatrale sono molteplici. In primo luogo ha sottolineato l’importanza di non dare la nostra libertà psico-fisica per scontato. Infatti spesso si tende a denunciare la mancanza di libertà per motivazioni nettamente meno rilevanti rispetto alla mancanza di libertà del protagonista. Questo è stato uno dei punti più salienti, di fatto si è voluto evidenziare quanto un uomo senza libertà la desideri sempre di più, mentre un uomo che ha la libertà non si rende neanche conto di averla.
Il concetto è stato raccontato attraverso il dialogo “mentale”, che il protagonista ha avuto con gli altri personaggi delle opere calviniane,  alla ricerca del grado di libertà altrui, per poter comprendere effettivamente cosa fosse la libertà, come per esempio Cosimo, personaggio del “Barone rampante”, che aveva avuto la libertà di scegliere se restare sugli alberi, facendo vincere l’orgoglio oppure scegliere la sua felicità per vivere l’amore che aveva sempre sognato.
Da sottolineare è anche la scelta del brano che apre e chiude lo spettacolo teatrale ovvero “il mondo” di Jimmy Fontana:  suggerisce allo spettatore un’idea più forte della monotonia e della ripetitività della quotidianità del protagonista. Infatti è come se il moto perpetuo della terra e il ciclo giorno-notte, che rimangono costanti, fossero paragonati alla ripetitività di una giornata tipo al Cottolengo, dove i malati subiscono sempre gli stessi trattamenti dalle stesse suore e per di più, a causa della propria immobilità, sono costretti  guardare soltanto una porzione specifica di questa già noiosa quotidianità.
L’immobilismo di Perrotta, che mai si alza dalla sedia collocata al centro del palco, è una feroce controparte all’estrema libertà di movimento dell’uomo di oggi. Persino il richiamo a Qwfq, protagonista delle Cosmicomiche, collocato in un mondo infinito e senza tempo, sembra una paradossale presa in giro.
Per questo lo spettacolo marca una realtà contemporanea: esso ci serve da monito, dato che viviamo in un mondo in cui ognuno pensa a sé, prosegue la sua vita in funzione di un telefono, in funzione dei social, senza alzare lo sguardo dallo schermo e guardarsi intorno, osservando attentamente ciò che lo circonda; è un invito ad avere la libertà di amare ad esprimere le proprie emozioni, a vivere serenamente con gli altri, mettendo da parte quell’egoismo che perseguita la mente umana.
L’autore è molto convincente nei confronti del pubblico, grazie allo spettacolo ma anche grazie alle risposte alle domande a lui rivolte. Proprio attraverso di esse, Mario Perrotta ha semplificato il contenuto del suo testo teatrale attuandolo a quella che è la realtà, cercando di offrire anche se per poco tempo un modello educativo a noi studenti che giorno dopo giorno impariamo come affrontare al meglio la nostra vita e quindi come usare la libertà di cui fortunatamente godiamo.

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