TV di stato, che ti succede?

Non è la nostra idea di servizio pubblico, dove al centro c’è il lavoro delle giornaliste e dei giornalisti della TV di stato, la RAI…

È capitato a molti, nei giorni scorsi, di guardare un telegiornale della RAI e di sentire i vari conduttori leggere un comunicato. Si è trattato di una nota dell’USIGrai, il più grande sindacato della TV di Stato, nota con la quale è stata espressa molta preoccupazione da parte dei giornalisti circa una norma approvata dalla Commissione di Vigilanza. Questa infatti consente ai rappresentanti del governo di parlare nei talk senza vincoli di tempo e senza contraddittorio. Da qui è nata la protesta che ha messo al centro le due diverse concezioni  di servizio pubblico. Il comunicato sindacale infatti riporta: ‘’…non è la nostra idea di servizio pubblico, dove al centro c’è il lavoro delle giornaliste e dei giornalisti che fanno domande (anche scomode) verificano quanto viene detto, fanno notare incongruenze.’’ Un’idea, dunque, che è ben distante da quella delineata dalla normativa e che ha portato ancora una volta alla creazione di un dibattito sia all’interno della politica sia nell’opinione pubblica. I partiti di opposizione hanno inveito contro la maggioranza facendo riferimento alla mancata libertà di stampa. La maggioranza, invece, ha espresso il proprio parere favorevole rispetto a questa norma mettendo in evidenza come non ci siano delle reali incongruenze in conformità ai vari regolamenti già esistenti. Ma al di là della politica, la visione dei giornalisti che leggevano questo comunicato ha portato qualsiasi cittadino a porsidelle domande sullo stato attuale della libertà di stampa. Tutto questo va contestualizzato e collegato agli ultimi eventi, come ad esempio l’uscita dalla RAI di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto lo scorso anno e la recente uscita, invece, di Amadeus. Tanti piccoli problemi che stanno mettendo in evidenza le fragilità dell’azienda che offre il servizio pubblico nazionale e che, tra l’altro, proprio in queste ore, riceve la notizia dell’avvio di una mobilitazione con la possibilità di 5 giorni di sciopero. La conseguenza sarebbe la possibilità di mettere a repentaglio l’informazione pubblica, in un momento in cui è necessaria visti i vari conflitti e le continue escalation.
Tanti problemi per la Rai, dunque; e forse è lecito chiedere: TV di Stato, che ti succede? 

Riccardo Parenza, classe seconda

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