Un piano B per le nostre radici

Il nostro territorio purtroppo da tempo piange e noi più volte gli voltiamo le nostre spalle come se non fosse parte di noi e della nostra vita. Le nostre origini sono radicate proprio qui.


Eppure ci risulta facile riempire dei sacchetti di rifiuti e gettarli nelle campagne, buttare per terra qualsiasi tipo di rifiuto, spostarci in macchina per pochissimi metri, consumare in modo non sostenibile, non sensibilizzare al senso civico e  al bene comune. Invece di impegnarci diciamo spesso che la colpa è sempre degli altri ma noi dinanzi a questo che facciamo? I giornali parlano delle nostre città inquinate e noi apprendiamo, mettiamo il nostro like, ma per il resto poco ci importa perché abbiamo paura di agire o pensiamo che ormai sia troppo tardi? Vediamo costantemente qualcuno che inquina le piazze della città e preferiamo il silenzio, preferiamo essere complici, per paura delle reazioni o per mancanza di coraggio nel denunciare. Vediamo ed assistiamo a scioperi e proteste ambientali ma proviamo indifferenza., forse perché è roba di altri o è di scarso interesse?
Facciamoci delle domande e cerchiamo di rispondere, partendo proprio dal nostro territorio.
Ultimamente, molti sembrano essersi rassegnati a diversi fattori negativi che caratterizzano il territorio. Anche se le campagne di sensibilizzazione sono molte e sin dai primi anni di scuola si fanno progetti che, anche in piccolo, allertano bambini e ragazzi a non abbandonarsi all’indifferenza (ad esempio  quando si vede qualcuno buttare qualcosa per terra, oppure spegnere le sigarette nella terra sulle piante del proprio balcone), queste non bastano a migliorare la questione.
Uno dei tanti problemi che incombe sulla società odierna è sicuramente il cambiamento climatico, determinato dall’impatto ambientale e dall’inquinamento che, provocano l’alterazione delle temperature naturali. Proprio su questo fronte sono state formulate diverse ipotesi da individui che o per negare a sé stessi il fatto di essere responsabili di questo fenomeno in quanto uomini e donne, o per assoluta convinzione  hanno elaborato ipotesi differenti sul perché si sia verificato questo problema. Ad esempio le “teorie del complotto sul riscaldamento globale” secondo cui si ritiene che alla base del surriscaldamento terrestre ci siano motivazioni di carattere finanziario, per ottenere più fondi e denaro possibile con la scusante di fermare il processo climatico. Oppure, c’è chi sostiene l’effettiva inesistenza di questo fenomeno, sempre a scopo di lucro. Al di là di ciò, però, la domanda che ormai da diversi anni ci si pone è: C’è un piano B?
Sicuramente si possono cercare delle soluzioni al problema, le quali ovviamente, avrebbero esiti lenti. Se si partisse da oggi una soluzione si potrebbe trovare. Ad esempio, se in ogni città, le attività, le imprese e gli uffici curassero le strade del proprio quartiere, ripulendole e magari non si andasse tutti i giorni a lavoro in macchina, le emissioni dei gas di scarico diminuirebbero molto.
Se non iniziamo a fare qualcosa, però, rischiamo di rendere il processo irreversibile. Dunque, ammettendo di avere delle soluzioni e dei piani studiati per far rientrare il problema, è necessario analizzare anche le ripercussioni che questi potrebbero produrre. Per esempio, se venissero chiuse alcune aziende che producono gas di scarico o liquidi di scarto in quantità molto elevate, tutti gli operai e i lavoratori che verrebbero licenziati, non avrebbero più un lavoro e questo porterebbe ad una situazione economica negativa. Si andrebbe dunque a innescare un circolo vizioso che renderebbe difficile trovare una soluzione che non abbia ricadute economiche negative per gran parte della popolazione, ma allo stesso tempo sia risolutiva. Probabilmente è per questo che oggi non è ancora stato messo in atto un piano che freni il surriscaldamento terrestre. Ed è proprio per tutti questi fattori che oggi, il mondo si presenta idealmente come un qualcosa di vivo, ma che si incendia a causa delle nostre azioni. E allora non nascondiamoci dietro una maschera, la maschera dell’indifferenza o quella degli alibi che ci creiamo per non vedere il problema o non sporcarci le mani. Agiamo!

 

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